Dopo il nero della notte. Ardelia Spinola by Cristina Rava

Dopo il nero della notte. Ardelia Spinola by Cristina Rava

autore:Cristina Rava
La lingua: ita
Format: mobi
editore: Garzanti
pubblicato: 2014-05-28T22:00:00+00:00


Un altro giorno è finito, un po’ più leggero di ieri per fortuna, e soprattutto non piove più. Si torna alla normalità. Doina aveva un bel vestito turchese. Nuovo. Non abbiamo avuto tempo per chiacchierare e dopo l’ultimo paziente lei doveva andare non so dove, a incontrare dei suoi connazionali. Mentre stavo per uscire mi ha telefonato Ughetto per dirmi che mi aveva portato una cassetta di pesche nettarine e per non rovinarle le aveva infilate in una cella frigo, visto che in questo momento ci sono posti liberi.

Passo dall’obitorio di malumore. Non poteva starsene a casa ancora un po’, accidenti? Lo becco in guanti e camice.

«Sei tornato a lavorare troppo presto!» brontolo entrando, ancora prima di salutarlo.

«L’obitorio è stato per tanti anni il posto in cui mi sentivo bene. Mi devo abituare a godermi la casa, non è una cosa naturale per me; per adesso mi annoio, anche se ci sarebbero un sacco di lavori da fare. Magari più avanti.»

«E qui cosa c’era da fare?»

«Un po’ di manutenzione. C’era la pompa che non tirava bene e ho pulito i filtri, ho fatto un po’ d’inventario e ho ordinato quel che mancava... Lei tutto bene?»

«Abbastanza.»

Apre una cella e tira fuori una cassetta di pesche meravigliose, profumate e cupe come rose rosse.

«Ma sono di tua produzione?»

«Incredibile vero? Sì, sono mie», e fa una faccia stranissima.

«Grazie! Ughetto, sono splendide!»

«Mi piace vederla contenta!»

Lo osservo e gli sorrido. Anche lui sorride, a modo suo.

«Come stai?»

«In merito a cosa?»

«Mi riferisco alla morte di tua madre. Sì, lo so che è appena successo...»

«Mi ha sconvolto scoprire il suo patrimonio. Se penso che mi ha fatto fare una vita miserabile, al freddo, in mezzo a mobili tarlati, mangiando pomodori quasi guasti, fave grosse come rape, patate rugose dell’anno precedente, perché la verdura migliore doveva essere venduta... Ho passato i quaranta da un po’. Devo guardare avanti senza pensare a quello che mi ha portato via.»

«Ti piacerebbe viaggiare?»

«Sì... ci ho pensato.»

«Bravo: fare un viaggio potrebbe giovarti. Vedrai che quando avrai sistemato la successione, riuscirai a prendere le decisioni giuste e a disporre delle tue cose con giudizio.»

«Me lo auguro. Devo elaborare ancora molte informazioni nuove.» Sospira. «Avrei finito. Ha fretta?»

Lo aspetto mentre si cambia e usciamo insieme. Ha voluto portare lui il plateau di pesche. Lo posa sul sedile posteriore.

«Ughetto?»

«Sì?»

«Mi raccomando!»

«Cosa?»

«Non rovinarti il futuro tenendo in vita il passato.»

«Ha ragione, ma è difficile. Ci sto provando.»

Mentre guido lungo il breve tratto di strada che mi porta a casa, penso già al contatto dei piedi sul pavimento fresco, a una birra gelata e alla voce di Arturo. L’indagine sulla morte di Ludovico Drovetti mi sembra lontana, ma so che è soltanto una parentesi.



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